Coltivare piccole quantità di cannabis light in casa per uso privato non è un reato, ha sentenziato l’Alta corte italiana, ponendo fine a una controversia legale lunga anni e aggiungendo l’Italia alla rosa dei paesi in cui è possibile detenere delle piantine di cannabis in casa.
Legge in materia di piantine di cannabis
Una legge degli anni ’90 vieta la coltivazione e la vendita di marijuana in Italia, ma decisioni dei tribunali contrastanti e un emendamento del 2016 che ha aperto una scappatoia nella legge, hanno creato confusione su come dovrebbe essere interpretata tant’è vero che il mercato del CBD in quasi tutta europa si fonda su questo errore di stesura dell’emendamento.
La più alta corte del Paese sembra aver risolto almeno in parte la questione, scrivendo in una nota di una pagina delle sue conclusioni che “in casa, le attività di coltivazione su piccola scala sono da considerarsi escluse dall’applicazione del codice penale”.
Tra le domande senza risposta c’è quanta cannabis si qualifichi come “coltivazione su piccola scala”, ma la sentenza deriva da un caso in cui l’imputato aveva due piante.
La corte sembra essersi fermata prima di legalizzare apertamente la marijuana, ma ha depenalizzato la coltivazione privata su piccola scala, il che significa che mentre potrebbe essere ancora tecnicamente illegale, non è trattata come un crimine grave e comporta solo sanzioni lievi.
Paesi in cui si possono tenere piantine di cannabis in casa
Solo una manciata di paesi hanno legalizzato il possesso o la coltivazione di piccole quantità di cannabis light, la maggior parte dei quali di recente. I legislatori in Uruguay hanno votato nel 2013 per rimuovere il divieto e la legge è entrata in vigore nel 2017 .
Nel 2018, il parlamento canadese ha legalizzato anche la marijuana (contenente THC per intendersi) e le corti supreme sia del Messico che del Sud Africa hanno annullato i loro divieti. In Spagna è in vigore da decenni una legge che consente la coltivazione e l’uso della cannabis su piccola scala ed in via privata, ma il numero di persone che ne approfittano è cresciuto rapidamente nell’ultimo decennio infatti, nei Paesi del sud Europa, le carceri pullulano di detenuti colpevoli di detenzione di cannabis e derivati come l’hashish.
Le corti della cannabis light
Nel 2013 il tribunale di Torre Annunziata, una Giudice del sud Italia, ha condannato un uomo, identificato negli atti giudiziari solo come CG, ad un anno di reclusione e una multa di 3.000 euro per aver coltivato in casa due piante di cannabis. L’uomo non contento della sentenza, ha impugnato il caso, prima davanti al tribunale superiore di Napoli e infine alla Corte Suprema di Cassazione.
A differenza della sua controparte americana, la corte suprema italiana è divisa in più sezioni per diverse aree del diritto, e sono giunte a conclusioni diverse sulla coltivazione di piantine di cannabis su piccola scala.
La confusione sulla sentenza derivava in parte dal disaccordo su come applicare il più ampio divieto di coltivazione alla coltivazione per uso privato e su come adattare la sentenza all’allora già in cantiere emendamento del 2016 che consentisse alle persone di coltivare e vendere “cannabis light “, con bassi livelli di THC.
Viste le contraddittorie sentenze, nel mese di agosto dello stesso anno, il tribunale ha chiesto un pronunciamento alla propria massima autorità, le Sezioni Unite, di fatto la suprema corte della corte suprema.
Le Sezioni Unite hanno stabilito che le “tecniche rudimentali” e “la piccola quantità prodotta” nella coltivazione domestica su piccola scala la rendono irrilevante per il traffico illegale di droga che la legge penale intende affrontare.
Conclusione
La corte suprema si è così espressa in materia di piantine di cannabis detenute nella propria abitazione: “coltivare cannabis da sola non è sufficiente per essere un crimine” e sulla base di questa sentenza, oggi, è possibile acquistare cannabis light, negli innumerevoli store ed e-shop, e coltivare le proprie piantine di cannabis in autonomia.
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